- Considerazioni sulla passione del tiro
- Articolo di Mario Luca Manzoli
Lungi da me l’idea di millantare competenze o studi antropologici il motivo che mi muove a dissertare sul tema è volgarmente pratico :“Come placare le ire funeste di mogli o compagne che scaturiscono dall’annuncio , benché sommesso,…. andrei al poligono”.
Dopo alcune esperienze, variamente fallimentari, ho pensato che, forse, addurre delle argomentazioni “dotte” avrebbe giovato alla causa .
Poiché contemporaneamente mio figlio sta studiando le ere primordiali dell’umanità , mi sono trovato servita sul piatto una bella scala a colore.
Il fatto scatenante di ogni conquista umana, sin dai primordi, è la vocazione alla pagnotta!
Ogni sforzo inteso all’emancipazione dell’uomo da una condizione bestiale verso una più evoluta è scandito dall’acquisizione di “strumenti”elevati, siano essi speculativi o materiali.
La caccia e l’abbattimento della preda sono la sublimazione e l’essenza dell’uomo primitivo , potremmo dire che ne rappresentano l’archetipo.
Ne consegue che tutte le attività derivanti godono dello status di legittimità che non necessariamente coincide con ; giusto, bello, condivisibile.
E’ semplicemente Legittimo !!
Se si esamina la fisiologia umana associata al tiro a segno, si noterà come frequenza cardiaca, respirazione, vista subiscono modificazioni volte a cogliere l’istante predatorio , un po’ come avviene nell’attività sessuale,
unica analogia che voglio cogliere lasciando l’onere di più alte speculazioni ad altri più accreditati.
Alla fisiologia si accompagna la mente,( uso volutamente un termine generico),complicando l’esistenza di noi tapini.
La passione inizia timida con un approccio “svagato”, ma dopo la prima mouche, benché casuale, l’impeto s’avanza straripante.
A questo si aggiunge la particolare condizione di grazia della nostra disciplina, ovvero l’essere in relazione solo con se stessi ed eventualmente con “la preda”. Nel momento del rilascio del grilletto ci si accorge di essere stati in grado di fermare il mondo per un istante, si è attori del paradosso che ci vede creatori e distruttori nel medesimo tempo.
Andare a segno è l’epilogo di una tensione creativa ed è anche il risultato di lunghi riti propiziatori come “ lo studio della carica di lancio”o “ la fusione delle palle”,
non in senso metaforico sia chiaro!
L’esercizio metaforico è sapientemente praticato dalle nostre consorti e a loro lo lasciamo , bongré malgré .
A questi riti si aggiunga la costante pratica della disputatio con amici e adepti tesa a mantenere attivo il nostro corredo neuronale.
Nel tiro a segno vediamo dunque il riproporsi di modelli atavici , l’uomo cacciatore ed esploratore , l’uomo emancipato grazie al necessario esercizio dell’osservazione e della conseguente elaborazione in “esperienza”, l’uomo evoluto!
Forse le nostre compagne non ci vogliono evoluti?
Pensate che a differenza dei calciofili, i tiratori pagherebbero cifre importanti per condividere la loro passione con le proprie compagne,caso unico e inimmaginabile in importanti altri ambiti quali la briscola chiamata, bocce alla francese , pesca alla carpa e battuta al porcino!
E’ evidente quindi il nostro status di discriminati, da predatori siamo divenuti prede, alle nostre legittime ambizioni vengono opposti argomenti,alla luce di quanto esposto… contro natura!!
Vi esorto , amici tiratori, a scrivere una “ Magna Charta Libertatum” del libero tiratore, affinché vengano tutelate le nostre nobili aspirazioni così come accadde con lo Zen e l’arte del tiro con l’arco.
Gridiamo un NO deciso ai tentativi di discriminazione e ghettizzazione, rivendichiamo il nostro diritto a vivere una pratica sana!
Costringiamo le nostre mogli e compagne a prendere coscienza del loro razzismo!
Dopo alcune esperienze, variamente fallimentari, ho pensato che, forse, addurre delle argomentazioni “dotte” avrebbe giovato alla causa .
Poiché contemporaneamente mio figlio sta studiando le ere primordiali dell’umanità , mi sono trovato servita sul piatto una bella scala a colore.
Il fatto scatenante di ogni conquista umana, sin dai primordi, è la vocazione alla pagnotta!
Ogni sforzo inteso all’emancipazione dell’uomo da una condizione bestiale verso una più evoluta è scandito dall’acquisizione di “strumenti”elevati, siano essi speculativi o materiali.
La caccia e l’abbattimento della preda sono la sublimazione e l’essenza dell’uomo primitivo , potremmo dire che ne rappresentano l’archetipo.
Ne consegue che tutte le attività derivanti godono dello status di legittimità che non necessariamente coincide con ; giusto, bello, condivisibile.
E’ semplicemente Legittimo !!
Se si esamina la fisiologia umana associata al tiro a segno, si noterà come frequenza cardiaca, respirazione, vista subiscono modificazioni volte a cogliere l’istante predatorio , un po’ come avviene nell’attività sessuale,
unica analogia che voglio cogliere lasciando l’onere di più alte speculazioni ad altri più accreditati.
Alla fisiologia si accompagna la mente,( uso volutamente un termine generico),complicando l’esistenza di noi tapini.
La passione inizia timida con un approccio “svagato”, ma dopo la prima mouche, benché casuale, l’impeto s’avanza straripante.
A questo si aggiunge la particolare condizione di grazia della nostra disciplina, ovvero l’essere in relazione solo con se stessi ed eventualmente con “la preda”. Nel momento del rilascio del grilletto ci si accorge di essere stati in grado di fermare il mondo per un istante, si è attori del paradosso che ci vede creatori e distruttori nel medesimo tempo.
Andare a segno è l’epilogo di una tensione creativa ed è anche il risultato di lunghi riti propiziatori come “ lo studio della carica di lancio”o “ la fusione delle palle”,
non in senso metaforico sia chiaro!
L’esercizio metaforico è sapientemente praticato dalle nostre consorti e a loro lo lasciamo , bongré malgré .
A questi riti si aggiunga la costante pratica della disputatio con amici e adepti tesa a mantenere attivo il nostro corredo neuronale.
Nel tiro a segno vediamo dunque il riproporsi di modelli atavici , l’uomo cacciatore ed esploratore , l’uomo emancipato grazie al necessario esercizio dell’osservazione e della conseguente elaborazione in “esperienza”, l’uomo evoluto!
Forse le nostre compagne non ci vogliono evoluti?
Pensate che a differenza dei calciofili, i tiratori pagherebbero cifre importanti per condividere la loro passione con le proprie compagne,caso unico e inimmaginabile in importanti altri ambiti quali la briscola chiamata, bocce alla francese , pesca alla carpa e battuta al porcino!
E’ evidente quindi il nostro status di discriminati, da predatori siamo divenuti prede, alle nostre legittime ambizioni vengono opposti argomenti,alla luce di quanto esposto… contro natura!!
Vi esorto , amici tiratori, a scrivere una “ Magna Charta Libertatum” del libero tiratore, affinché vengano tutelate le nostre nobili aspirazioni così come accadde con lo Zen e l’arte del tiro con l’arco.
Gridiamo un NO deciso ai tentativi di discriminazione e ghettizzazione, rivendichiamo il nostro diritto a vivere una pratica sana!
Costringiamo le nostre mogli e compagne a prendere coscienza del loro razzismo!